Un piccolo anello in pietra di quarzo calcedonio, di fattura piuttosto modesta. Di per sé non sarebbe prezioso, ma per i fedeli è di inestimabile valore. Stiamo parlando dell’anello nuziale della Madonna. Secondo una tradizione non comprovata, San Giuseppe lo avrebbe regalato alla Santa Vergine per il loro matrimonio e poi lei lo avrebbe consegnato all’apostolo Giovanni prima di morire.
Oggi l’anello è conservato in una cappella della cattedrale di San Lorenzo a Perugia in un forziere che ha bisogno di 14 chiavi per essere aperto. Sette di queste sono conservate dal Comune, quattro dai canonici della cattedrale, una dall’arcivescovo, una dal nobile collegio del cambio e l’ultima dal collegio della mercanzia. L’anello è sospeso ad una catenina d’oro attaccata ad una corona d’argento dorata con incastonate pietre preziose.
È lunga la storia di questa reliquia. Nel 985 un orafo chiusino, un tale Ranieri, ricevette l’anello da un commerciante ebreo che gli disse come l’anello fosse molto prezioso e che non l’avrebbe potuto comprare nemmeno tutto l’oro del mondo, perché l’anello con cui San Giuseppe sposò Maria di Nazareth. Un anello tramandato dai suoi avi, benché non professassero il cristianesimo. Il commerciante ebreo disse a Ranieri di conservarlo in un luogo degno e di essergli devoti. L’orefice non gli credette e mise l’anello in una cassetta insieme a molte altre cose, per poi dimenticarlo. Dopo alcuni anni morì il suo unico figlio e durante il funerale avvenne il prodigio: il ragazzino aprì gli occhi, si sedette e disse di essere arrivato alle porte del Paradiso e di aver visto la Madonna che gli aveva detto di ritornare dal padre per convincerlo che doveva credere a quello che gli era stato detto a proposito dell’anello. Così prese una cassetta alla testa della bara, la aprì e ne tirò fuori l’anello. Poi disse che sarebbe tornato in cielo, ma l’anello doveva essere conservato nella chiesa di Santa Mustiola. E così avvenne. Nel 1251 venne poi spostato nella cattedrale di San Secondiano che si trovava all’interno delle mura, per una questione di sicurezza e nel 1420 venne custodito nella chiesa di San Francesco.
L’anello sacro rimase a Chiusi fino al 1473 quando venne rubato da frate Winter di Magonza per portarla nel suo paese. La leggenda racconta che durante la strada Winter, adirato con i chiusini per averlo rinchiuso e torturato per 40 giorni per un furto di calice non commesso, fu bloccato da una nebbia prodigiosa a Perugia dove decise di lasciare l’anello e venne poi processato e condannato al carcere.
In tutta Europa gli anelli che San Giuseppe avrebbe regalato alla Madonna sono tre. Oltre a quello di Perugia c’è quello di fidanzamento custodito nella cattedrale di Notre Dame a Parigi e quello “giornaliero” conservato a Messina nella chiesa di San Giuseppe. L’anello in riva allo stretto arrivò nei primi anni del XVI secolo quando il nobile Don Filippo La Rocca lo ricevette in dono dall’arcivescovo di Barcellona. La reliquia fu poi donata il 9 aprile 1618 da Don Cristoforo La Rocca alla chiesa della confraternita dei falegnami. Ancora oggi l’anello si trova nella chiesa di San Giuseppe e veniva portata in processione ogni 19 marzo insieme al simulacro argenteo del Santo falegname.
La reliquia a Chiusi veniva esposta tre volte all’anno: il lunedì di Pentecoste, il 3 luglio in occasione della festa patronale di Santa Mustiola e il 3 agosto per chi tornava da Assisi e qui si recava per ottenere l’indulgenza chiamata del perdono.
A Perugia la reliquia viene esposta il 29 e 30 luglio in occasione della festa del Santo Anello e il 12 settembre, festa del Santissimo nome di Maria nella cerimonia chiamata “la calata del Sant’Anello”.
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