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Calabria, patria del peperoncino

Scritto il da Maria Chiara Ferraù

Regione:

“E’ una ruota che gira
che gira e se ne va,
ma ritorna e dopo parte,
gira gira e se ne va”.

(Rino Gaetano)

Piccante come il suo peperoncino, preziosa come i suoi reperti archeologici, esclusiva come il Bergamotto che qui si produce, spettacolare come la partita di scacchi viventi di Cutro, eccellente come i suoi prodotti artigianali e dura come l’Aspromonte. E’ questo e molto altro ancora la Calabria, la punta dell’Italia, a soli 3,2 Km dalla Sicilia e nella Pangea attaccata alla Liguria, poi staccatasi insieme a Corsica e Sardegna.

Fra le varie ipotesi dell’origine del suo nome, una vuole che il temine Calabria derivi dal greco antico “Kalòn-Bryon” con il significato “che fa sorgere il bello”, ad indicare la fertilità del suo territorio. Sono ancora molti gli insediamenti del passato che ancora oggi si possono visitare come il complesso di Torre Galli nei pressi di Vibo Valentia o la necropoli del ferro di Roccella Jonica. All’arrivo dei Greci la Calabria rivestì un ruolo importante, in particolare con Reggio Calabria divenuta padrona dello stretto di Messina. Arrivarono poi i romani e alla caduta dell’impero la regione venne devastata dalle guerre tra Goti e Bizantini. Dal 1130 entrò a far parte del regno di Sicilia sotto la dinastia Altavilla, poi passò agli angioini e con la pace di Caltabellotta del 1302 entrò a far parte del regno di Napoli con gli Angiò prima e poi gli Aragona.

Poi, come nel resto d’Italia arrivarono i francesi con il generale Napoleone Bonaparte e proprio a Pizzo alla loro caduta venne giustiziato Giacchino Murat. La Calabria fu protagonista anche del risorgimento con la famosa battaglia dell’Aspromonte dove ancora c’è un albero cavo che secondo la tradizione ospitò Garibaldi ferito, nei pressi di Gambarie, vicino a Reggio Calabria.

La Calabria è una regione dalle tante sfaccettature ma è considerata soprattutto un paradiso per gli amanti della natura con le sue spiagge dalle acque cristalline, con le montagne innevate e i campi da sci, con i suoi parchi nazionali. Andare in Calabria significa fare un viaggio in una cultura legata molto alle tradizioni del territorio e alle feste religiose. La Calabria è una regione ma in realtà non ha nemmeno una lingua dialettale unitaria perché nel nord dell’isola si parla un dialetto molto vicino al napoletano, mentre nel sud la parlata è molto simile al siciliano. Sono tre le minoranze linguistiche riconosciute: l’Arberesche che si parla in 33 comuni; il greco calabro e il Guardiolo, varietà dell’occitano parlato solo a Guardia Piemontese.

In Calabria c’è spazio per lo sci, le camminate in montagna, lunghe nuotate nelle acque cristalline, gite culturali fra parchi archeologici e c’è anche tempo per farsi rapire dalle leggende come quella del tesoro di Alarico che qui ancora sarebbe sepolto o della pietra del diavolo che si presentò a Sant’Elia. La Calabria offre poi uno spettacolo unico all’istmo di Catanzaro nei giorni particolarmente sereni quando è possibile vedere contemporaneamente il mar Tirreno, lo Ionio, le Isole Eolie e anche la cima spesso innevata dell’Etna. Per gli amanti della montagna si possono fare delle passeggiate fra i boschi dove si possono ammirare alcuni esemplari di Pino Loricato che è in via di estinzione e si trova al mondo solo in Calabria e in poche regioni della Bosnia e della Grecia.

Quando si visita la Calabria non si possono non ammirare alcune eccellenze artigianali come le Pipe di  Brognaturo apprezzate anche dal presidente Pertini, le lane, la lavorazione grecanica dei cucchiai in legno e poi ancora lo scalpello, il telaio, l’oro e l’argento lavorati a Crotone, il vetro e ancora la paglia e il vimini e il ferro battuto di Serra San Bruno.

La cucina calabra è forte e ruvida come le sue montagne, ma non per questo meno saporita, anzi è proprio il contrario. Con il peperoncino e i peperoni a farla da padroni; la ‘nduja di Spilinga, carne di maiale con peperoncino da spalmare anche solo sul pane; il caciocavallo di Ciminnà, la liquirizia pura, la Struncatura della piana di Gioia Tauro e poi i mostaccioli di Soriano Calabro, i torroni di Bagnara Calabra, i vini di Cirò, le susumelle, gli anicini, liquori, soppressate, i turdilli, e la tipica pitta ‘mpigliata che non può mancare sulle tavole nel periodo natalizio e che un tempo era un pasto tipico da matrimonio e grandi occasioni.

Tra castelli, montagne, spiagge, musei e buona cucina, in Calabria c’è davvero l’imbarazzo della scelta.

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