La leggenda narra che l’incontro tra i due mari (lo Jonio e l’Adriatico) fosse dominato da Leucàsia, una creatura tutta bianca, metà donna e metà pesce, una sirena che con il suo canto riusciva ad attirare ogni creatura.
Un giorno Leucàsia cercò di ammaliare con la sua voce e la sua splendente bellezza il giovane pastorello Melisso che, però, era innamorato di Aristula e così rifiutò il corteggiamento della sirena. Leucàsia, offesa e incredula di essere stata rifiutata, mise in atto una terribile vendetta.
Un giorno Leucàsia sorprese sula scogliera i due giovani innamorati stretti in un abbraccio e alla loro vista creò con la sua coda e il suo fiato un forte vento che fu in grado di separare i due ragazzi e trascinarli via facendoli sbattere sugli scogli. Una furia che li uccise entrambi. Poi Leucàsia separò i corpi dei due innamorati e li scagliò sulle due punte opposte del golfo, in modo che nessuno potesse unirli.
A vedere la sciagura fu la dea Minerva che, impietosita, trasformò Melisso e Aristula in pietre, come simbolo di eternità. Da allora la punta Meliso e la punta Arìstula in pietra. Non si possono più abbracciare, ma ad abbracciare i due sfortunati innamorati è questa parte di mare. A finire pietrificata anche Leucàsia che Minerva trasformò nella città di Santa Maria di Leuca.