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In Trentino la mano del gigante diventa il monte Sassolungo

Itinerario:

In Trentino una mano con cinque dita divenuta roccia è quella del gigante Sassolungo da cui il monte prende il nome. La storia di cui si narra nella val di Fassa è molto suggestiva.

In tempi antichi qui viveva una comunità di giganti, buoni e rispettosi dell’ambiente e degli abitanti della valle. Non avrebbero fatto male nemmeno ad una mosca. I vicini portavano loro patate, cacio e altri prodotti e i giganti ricambiavano dragando con le loro mani i torrenti e trovando pepite d’oro che regalavano ai loro benefattori.

Una tranquillità che non durò a lungo, purtroppo. Tra i giganti crebbe Sassolungo, uno spirito cattivo che in poco tempo riuscì ad azzerare quanto di buono era stato fatto dalla sua stirpe. Continuava a rubare e a mentire per nascondere le proprie malefatte facendo morire la mamma di crepacuore per tenere il segreto del figlio con la comunità.

Sassolungo per un periodo impersonò la figura del figlio addolorato così da suscitare la pietà di tutti che lo portarono ad esempio. Ma nei pollai continuavano a sparire galline e lui incolpava volpi, faine e altri animali selvatici. Gli animali si riunirono in assemblea per capire chi fosse davvero l’autore di questi furti e montarono di guardia agli obiettivi sensibili. Una volta che i sospetti si confermarono su Sassolungo andarono a denunciare il tutto dai giganti. Ma Sassolungo continuò a negare e venne creduto dagli altri suoi simili, tutti di indole buona.

Ciò nonostante i giganti iniziarono a tenere d’occhio Sassolungo e appena lo colsero con le mani nel sacco trovandolo a rubare grano lo incolparono, ma il gigante cattivo riuscì anche questa volta a farla franca. Il vicino del briccone aveva coltivato un bellissimo albero di mele e la sera con la famiglia si godeva il fresco con i suoi cari ammirando i bellissimi frutti. Un giorno al suo risveglio sull’albero non c’era più nemmeno una mela. Questa volta Sassolungo si autocondannò dicendo di essere innocente per il furto delle mele, ma nessuno gliene aveva parlato.

I giganti vollero dare un’ultima possibilità a Sassolungo chiedendogli di confessare le sue malefatte. Ma niente. Sassolungo continuava a negare tutto e allora il capo lo toccò con la sua bacchetta e il gigante iniziò a sprofondare nella terra. Il colpevole continuava a negare anche quando stava per perdere la vita, piuttosto che ritrattare e salvare la pelle. Rimase fuori dal terreno soltanto una sa mano che ancora oggi è possibile ammirare in una delle più belle cime dolomitiche: il Sassolungo, detto anche Cinquedita.

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