Dal 2011 ha ottenuto il riconoscimento DOP, denominazione di origine protetta. Stiamo parlando della liquirizia di Calabria. La pianta era già nota nel XVII secolo e dalla metà del 1700 veniva coltivata sul litorale ionico della Calabria ai confini della Lucania e dalla piana di Sibari fino a Crotone e Reggio Calabria. La denominazione “liquirizia di Calabria” appare già nel 1903 per distinguerla da quella di Russia, più chiara.
Ogni anno si producono in Calabria dalle 10.000 alle 20.000 tonnellate all’anno. La radice proviene dalle coltivazioni e dalle piante spontanee della varietà nota come Cordara.
Ma la storia della liquirizia affonda le sue radici nell’antico Egitto. Si dice che nella tomba di Tutankhamon fossero presenti dei pezzi di radice di liquirizia, già molto nota all’epoca per il suo sapore dolce e avvolgente. Era nota anche nella medicina cinese, tanto che le sue proprietà vengono descritte in alcune opere di medicina risalenti al 3.000 a.C. Sembra che anche Ippocrate, il padre della medicina, ne esaltasse le proprietà già nel III sec a.C. indicando la pianta come “radice dolce”, termine dal quale deriva l’attuale nome liquirizia.
Il sapore della liquirizia calabrese ha un sapore unico dolce amaro, frutto di condizioni climatiche e biologiche del terreno in cui cresce spontaneamente. Sembra che a introdurla in Calabria siano stati i monaci benedettini intorno all’anno 1.000 per motivi terapeutici. Fra le migliori proprietà attribuite a questa pianta vi erano quelle antisettiche, digestive, protettive della mucosa gastrica e diuretiche.
Pura, in foglie, in polvere o in sciroppo sono tanti gli usi alimentari della liquirizia in cucina. L’utilizzo di questa pianta è legato prevalentemente a due fattori: il suo sapore e le sue proprietà benefiche. Con la liquirizia si ottengono liquori, caramelle, sciroppi, gelati, torte, biscotti e tanto altro anche per valorizzare piatti salati soprattutto quelli a base di pesce, ma ance la pasta.