La chirurgia plastica moderna affonda le sue radici in Sicilia. Grazie ai due medici catanesi Gustavo e Antonio Branca nacque nell’isola la chirurgia plastica moderna. I due medici chirurghi si concentrarono sulla rinoplastica, facendola diventare una tecnica chirurgica vera e propria, distinta dalla chirurgia generale.
Era il 1450 quando Gustavo e Antonio Branca idearono una nuova tecnica di ricostruzione che, seppure rozza, diede una spinta innovativa all’intervento, in particolare di rinoplastica.
I primi interventi di chirurgia plastica, però, risalgono al 3.000 a.C. come dimostrato dal papiro di Edwin Smith che contiene la prima descrizione della chirurgia di un trauma facciale, con fratture al naso e alla mandibola. Per la prima ricostruzione di nasi, orecchie e labbra si deve arrivare ai testi Indù datati circa 400 a.C. quando andava di moda tagliare il naso al nemico.
Nel IV sec a.C. Alessandro Magno il Macedone invase l’India e importò queste tecniche di ricostruzione nel bacino del Mediterraneo. Nel I sec d..C. il medico romano Aulo Cornelio Celso descrisse la riparazione della mutilazione delle labbra, delle orecchie, del naso nel suo De Medicina. Nel IV sec d.C. Oribasio, medico di corte bizantino, dedicò ben due capitoli alla ricostruzione dei difetti della faccia.
Dopo un periodo di arretratezza, nel XIII secolo papa Innocenzo III proibì ogni intervento chirurgico e la maggior parte dei medici del tempo iniziarono a considerare disonorevole e volgare la manualità degli interventi chirurgici che diventarono competenza dei barbieri. La chirurgia plastica ricostruttiva fu reintrodotta in Europa nel IX-XII secolo dopo l’invasione degli Arabi nella valle dell’Indu. Nel primo testo di chirurgia illustrato, il Cerrahiya-i Ilhaniye Serafeddin Sabuncuoglu vi descrive le tecniche della chirurgia maxillo-facciale. Ancora oggi la sua tecnica per asportare il tessuto ghiandolare anticipa la moderna mammoplastica riduttiva.
E arriviamo in Italia, precisamente in Sicilia dove la famiglia Branca nel 1442 reintrodusse la ricostruzione del naso con la tecnica indiana, ma così come nell’India antica la casta indiana Koomas non divulgava le sue tecniche, lo stesso fece Branca padre, che le tramandò al figlio Antonio.
Conosciamo i Branca, padre e figlio, grazie alla descrizione di Alexander Benedictus, allora docente all’università di Padova. Per riparare labbra, nasi e orecchie, i Branca legavano un braccio alla zona da ricostruire, poi tagliavano dal braccio tre lati di un lembo quadrato di pelle e la ribaltavano sulla parte da ricostruire. A riparazione compiuta tagliavano il quarto lato del lembo e liberavano il braccio. La tecnica, detta “metodo italiano” divenne patrimonio anche dei Boiardi, famiglia di medici calabresi .